Un’esperienza alle Canarie, un trasferimento a Tenerife e l’inizio di un nuovo stile di vita
Mi chiamo Elena Vizzoca, ho 41 anni compiuti a giugno e mi occupo di diverse cose.
Sono la titolare di un’agenzia web con cui seguo alcune aziende aiutandole ad entrare nel mondo digitale. Per loro realizzo e gestisco siti web ed e-commerce, faccio consulenza informatica in generale e sui social. È un lavoro che posso svolgere ovunque, l’importante per me è avere un computer ed una connessione ad internet.
Oltre a questa attività sono anche una fotografa freelance. Su questa strada ci sono arrivata grazie al mio compagno, anche lui del settore, che mi ha mostrato un mondo per me totalmente nuovo.
Lui faceva e fa tuttora le foto per i giornali e le agenzie stampa durante manifestazioni importanti, come ad esempio il Campionato di basket spagnolo, la Champions League sempre di basket, il mondiale di Beach Volley, il mondiale di Ginnastica Ritmica o la Coppa Devis, ma anche eventi live come concerti e spettacoli.
Insomma tutto ciò che può essere documentato e raccontato attraverso la fotografia ed un giornale.
Ho iniziato a seguirlo, in un primo momento come sua assistente per poi passare ad essere una fotografa a tutti gli effetti.
Per coprire questi eventi ci spostiamo molto, ma a settembre 2019 abbiamo fatto un passo davvero importante. Ci siamo trasferiti a Tenerife per avere un’esperienza di vita totalmente diversa da quella che fino a quel momento avevamo avuto. Siamo stati lì per quasi un anno e a causa della pandemia (e anche per una proposta di lavoro in Italia che ci hanno fatto) siamo rientrati.
Mentre ero alle Isole Canarie ho deciso di trasformare il mio sito web da fotografa ed ampliarlo inserendo un blog di viaggi. Del resto ero su un’isola stupenda e volevo documentarla il più possibile.
Oggi abbiamo la base in Italia a Termoli (Molise), ma ci spostiamo spesso, sia in Italia che in Europa, per coprire gli eventi di diverso tipo. In queste occasioni poi ne approfitto, quando è possibile, per visitare la città che mi ospita e raccontare la mia esperienza sul blog.
Cosa hai fatto per poter muovere i primi passi come nomade digitale? Cosa ti ha spinto a farlo?
Credo sia nato tutto per caso, ma il primo vero e proprio spostamento è stato quando mi sono trasferita a Tenerife. Per poterlo fare occorre determinazione, coraggio ed una base economica per partire in questa nuova avventura.
Cosa mi ha spinto? Beh volevo provare a vedere come si viveva all’estero, avere un’esperienza diversa da quella che ho vissuto in Italia e volevo sentirmi libera, sia nel lavoro che nella vita privata.
Inoltre, devo dirti che ho anche provato a lavorare come dipendente, ma non fa per me, troppi vincoli. Certo quando si lavora per qualcuno si fanno le proprie ore e poi si è liberi, ma ogni volta che devi andare da qualche parte bisogna chiedere il permesso. Da autonoma invece lavoro di più perché se non lo faccio io non lo fa nessuno, ma in compenso posso spostarmi quando voglio.
Qual’è stata la prima destinazione scelta e perché?
La prima destinazione è stata Tenerife, precisamente a Palm-Mar, una zona residenziale vicino a Los Cristianos.
L’ho scelta perché lì ci vive mia cugina da diversi anni. Sapevo a priori che è un luogo tranquillo, sempre caldo e tutto a portata di mano e quindi mi sono detta, perché no? Inizio da qui e poi si vede.
Prima di trasferirmi lì però ho fatto un sopralluogo per valutare l’isola, nel caso vogliate farlo anche voi è una cosa che consiglio sempre. Tenerife è un luogo molto particolare, non per tutti ed il primo impatto è fondamentale. O la si ama o la si odia!
Quali sono i criteri in base ai quali scegli le mete da cui lavorare?
Mi sposto spesso per lavoro e copro diversi eventi in Italia e all’estero. La scelta diciamo è quasi obbligata, nel senso che decido la destinazione in base a dove si svolge l’evento. L’ultimo che ho seguito all’estero ad esempio è stato a Parigi per seguire la 3×3 Europe Cup di Basket.
Cosa non può mancare nella tua valigia?
Oltre le cose essenziali come vestiti e accessori vari, nella mia valigia non manca mai la mia attrezzatura fotografica, il pc, il powerbank e lo smartphone.
Ogni volta che viaggio o giro una città sono sempre carica come un mulo, ma senza non riuscirei a starci e poi, tra l’altro, sono cose che mi servono anche per lavoro.
Quali sono le principali difficoltà che incontri quando raggiungi una destinazione nuova?
Se sono per brevi periodi non ho grandi problemi, ma in alcuni luoghi ti direi la lingua. Non tutti parlano inglese quindi devo cercare un modo per farmi capire.
Diverse difficoltà però le ho incontrare quando mi sono trasferita a Tenerife. Dovendoci stare per un lungo periodo, avevo necessità di mettermi in regola. Richiedere il documento identificativo alla polizia locale, richiedere l’iscrizione “all’empadronamiento” (il registro dove risultato tutti gli abitanti di un municipio) e l’acquisto di una nuova sim locale.
Ma la difficoltà più grande e che ha richiesto più tempo è stata quella di aprire un nuovo conto corrente perché non essendo residente lì non potevano aprirlo direttamente, ma dovevo seguire una procedura online.
L’alloggio è forse uno dei “problemi” più grandi. Se decidi di spostarti per poche settimane o 1/2 mesi, che tipo di sistemazioni trovi? (Questo perché spesso per gli affitti si richiede un “minimo stay”).
Se devo stare in un luogo per poco tempo cerco prevalentemente B&B oppure hotel che si trovino in una posizione comoda.
Per i periodi più lunghi preferisco gli appartamenti.
Com’è la tua giornata tipo? Hai una routine ovunque vai?
Sostanzialmente dipende molto dalla giornata e dal lavoro che devo fare, ma dopo un buon caffè, la prima cosa che faccio tutti i giorni è controllare le e-mail. Poi apro il calendario, prendo la lista delle cose da fare e mi metto a lavoro. Nel pomeriggio, quando è possibile, ritaglio un paio d’ore per me e mi rimetto poi subito al lavoro.
A fine giornata controllo i miei social e quelli dei miei clienti e mi segno le cose da fare per il giorno seguente.
Dove si svolgono le tue giornate di lavoro? Frequenti coworking?
Raramente frequento coworking, ma a volte mi è capitato. Normalmente le mie giornate si svolgono in ufficio, a casa, in hotel oppure quando devo seguire eventi sportivi per più giorni, lavoro direttamente sul campo. Di solito mettono a disposizione un’area dove i fotografi possono lavorare ai loro scatti, prepararli per inviarli poi ai giornali o alle agenzie con cui lavorano.
Quali applicazioni/tool dedicate ai nomadi digitali utilizzi?
Ce ne sono diverse. Per gli spostamenti, per segnare i punti d’interesse e gli itinerari uso molto Google Maps.
Utilizzo i software di Adobe come Lightroom, Photoshop per le foto e da poco sto usando anche Capture One, ottimo per le foto scattate con le Fujifilm.
Per la grafica uso sempre Canva e VistaCreate, mentre se devo modificare una foto al volo dal cellulare preferisco Snapseed o Lightroom Mobile.
Poi ci sono le app per gestire le prenotazioni tipo Expedia, Booking e quant’altro e le app che scarico in base al luogo in cui devo andare, come ad esempio quelle che ti dicono gli orari dei mezzi di trasporto locali.
Infine un’app che non può mancare è sicuramente Xe Convert per controllare il cambio della moneta nel caso non sia in Europa.
Qual è la parte mentalmente più impegnativa dell’essere un nomade digitale?
Gestire il fuso orario! Mi spiego meglio. Mi capita di dover avere delle riunioni o mantenere semplicemente i contatti con alcuni clienti che si trovano dall’altra parte del mondo e bisogna sempre trovare degli orari comodi per entrambe le parti.
Un’altra cosa che potrebbe essere impegnativa è il fatto di trovarsi distanti da casa e dalla propria famiglia. Quando ero a Tenerife ne soffrivo un po’, ma alla fine non ero sola perché con me c’era il mio ragazzo e poi oggi ci sono tanti mezzi per potersi sentire e vedere.
Ti capita a volte di prendere in considerazione l’idea di tornare a fare un lavoro stabile a contratto, anche se ciò significa viaggiare meno ed essere meno liberi nella vita?
Assolutamente no! Ci ho provato, ma non fa per me. Certo avere un lavoro stabile a contratto ti permette di avere una stabilità economica, ma il non poter decidere quando partire per me è decisamente un’impedimento.
Quando ho iniziato a lavorare nella fotografia giornalistica, avevo anche un lavoro a contratto e non sempre riuscivo a seguire gli eventi che mi interessavano.
Qual’è il tuo miglior consiglio, da un punto di vista “finanziario” per i nomadi digitali?
Sicuramente è quello di avere un budget iniziale, soprattutto se ci si vuole spostare per un lungo periodo.
Se si sa già a priori di non riuscire a mantenersi con il proprio lavoro, consiglio di trovare dei piccoli lavoretti sul posto per avere un ingresso economico e per non finire subito i soldi messi da parte. Inoltre ti permetterà di imparare le usanze e la lingua locale.
Io per esempio, a Tenerife per migliorare il mio spagnolo, ho cercato un lavoro part-time che mi ha permesso quindi di entrare in contatto con la gente del posto e di fare esperienza. In questo modo ho trovato anche nuovi clienti per la mia attività e ho conosciuto nuove persone.
Cosa ti aiuta a darti la forza e a motivarti quando hai difficoltà a guadagnare o fai fatica a gestire la tua attività on line?
Quando ho difficoltà mi affido al mio ragazzo. Lavoriamo insieme, se io mi scoraggio c’è lui a tirarmi su il morale e a darmi la forza per continuare. Per motivarci ad andare avanti pensiamo a nuovi progetti e credo che questo sia un ottimo modo per sentirsi stimolati.
Vedo le difficoltà ed i problemi come una sfida da affrontare, mi mettono alla prova, mi permettono di crescere e riuscire a risolverli dà un’immensa soddisfazione.
C’è una località per nomadi digitali, attualmente fuori dai radar, che ti ispira e pensi possa diventare un’ottima destinazione fra qualche anno?
Per la mia esperienza le Isole Canarie sono un buon posto in cui andare, sia per la tranquillità del luogo, sia per il clima.
Punto però ad alcuni Paesi del sud-est asiatico come il Vietnam, la Thailandia e le Filippine. Sono dei posti che mi piacerebbe visitare e spero di riuscire a raggiungerli appena possibile.
Mi piacerebbe poi tornare anche in Giappone per un periodo più lungo per realizzare alcuni documentari insieme al mio ragazzo.
In che modo pensi che il viaggio e questo stile di vita ti abbia cambiato come persona?
Questo tipo di vita mi ha insegnato tanto. Ti direi che mi ha dato una maggiore apertura mentale, una conoscenza maggiore ed un rispetto profondo delle altre culture.
Ogni posto ti lascia qualcosa, un insegnamento da custodire gelosamente.
Pensi che lo stile di vita dei nomadi digitali possa essere adatto a tutti o è solo per tipi specifici di persone?
Non è adatto a tutti. Bisogna essere portati nell’avere un forte spirito di adattamento, avere coraggio di mollare tutto, lavoro, casa e soprattutto i familiari per realizzare i propri sogni.
Vivere lontani non è facile e se non si è forti abbastanza si rischia di stare male. Dipende tutto dal tipo di carattere che si ha e da quanta voglia si possiede nel desiderare una vita del genere.