Insegnante di italiano on line e traduttrice. Sara si racconta dalla Namibia 


Vita da nomadi digitali. Sara è riuscita a conciliare il suo lavoro con i viaggi

Sono Sara, nata e cresciuta in Abruzzo. Ho 35 anni e due passioni: viaggiare e leggere. Sono insegnante di italiano per stranieri certificata e traduttrice. Ho preso la definizione di nomade alla lettera. Non ho un posto fisso, un luogo dove sono in pianta stabile ma mi sposto spesso da un paese all’altro, possibilmente via terra. In questo momento sono alla fine del mio visto in Namibia pronta per entrare in Botswana.

Cosa hai fatto per poter muovere i primi passi come nomade digitale?

Ho una laurea in linguistica e traduzione e la certificazione CEDILS. Ho iniziato a lavorare come insegnate in Canada, per una scuola a Toronto che faceva solo lezioni in presenza. Mi sono poi buttata sulla traduzione quando io e il mio ragazzo nel 2018 abbiamo iniziato a viaggiare ”full time”.
Rispetto alle lezioni, la traduzione mi permetteva di fare tutto da remoto. Ma poi la passione per l’insegnamento ha avuto la meglio. Grazie alla spinta che il lavoro da remoto ha avuto dalla pandemia, sono riuscita ad avere un paio di buone proposte per lavorare come insegnante di italiano online. 

Cosa ti ha spinto a farlo?

Volevo riuscire a conciliare il mio lavoro con la mia passione per il viaggio.
Non volevo rinunciare a nessuna della due cose e per ora sembra funzionare.

Qual’è stata la prima destinazione scelta e perché?

Mi sono trovata per caso nella prima destinazione come insegnante. Con il mio ragazzo avevamo comprato un van e volevamo fare un viaggio del mediterraneo, partendo da Pescara e arrivando in Grecia attraverso Croazia, Montenegro e Albania.
Mentre ero ancora in Italia ho avuto il primo contratto, ma è stata una scelta casuale non ponderata. 

Quali sono i criteri in base ai quali scegli le mete da cui lavorare?

Di solito non mi faccio troppe domande. La mia voglia di scoprire un posto viene prima e poi cerco il miglior modo di vedere come fare il mio lavoro.
Ovviamente cerco di controllare sempre che ci sia la possibilità di avere una connessione internet abbastanza buona, almeno in gran parte del paese. Ad esempio in Namibia, dove sono ora, le città hanno un’ottima connessione ma i posti più piccoli e i villaggi no. Cerco quindi di spostarmi in queste zone quando non devo fare lezione ed essere in città quando devo lavorare.
Ho la fortuna di poter dare io la mia disponibilità e quindi di giostrarmi i miei tempi come preferisco.

Cosa non può mancare nella tua valigia?

Per il mio lavoro ovviamente il mio laptop e un mouse (non riesco a lavorare senza). Se parliamo di viaggio invece le lenti a contatto e un buon paio di scarpe da trekking.

Quali sono le principali difficoltà che incontri quando raggiungi una destinazione nuova?

Trovare la miglior offerta per i dati, soprattutto se sono in un posto dove non parlo la lingua.
Per il resto mi adatto molto velocemente e entro subito nel vivo del paese.

L’alloggio è forse una dei “problemi” più grandi. Se decidi di spostarsi per poche settimane o 1/2 mesi, che tipo di sistemazioni trovi? (Questo perché spesso per gli affitti si richiede un “minimo stay”).

Generalmente alloggio in ostello, guest house e anche Couchsurfing e non ho mai avuto problemi. Se la struttura non mi permette o non ha uno spazio calmo e tranquillo per fare le lezioni, prendo una camera privata. Generalmente le persone sono però sempre molto disponibili ad aiutarmi a trovare una soluzione per permettermi di lavorare in tranquillità. 

Com’è la tua giornata tipo? Hai una routine ovunque vai?

Nessuna routine in realtà. Come ho detto sono io a dare la mia disponibilità e a gestire i miei tempi.
Per ora lavoro dal lunedì al mercoledì e ho i restanti giorni liberi per muovermi e visitare il paese. 

Dove si svolgono le tue giornate di lavoro? Frequenti coworking?

Non ho ancora frequentato coworking, e generalmente lavoro negli ostelli o nella casa dei miei host.

Quali applicazioni/tool dedicate ai nomadi digitali utilizzi?

Sono molto poco tecnologica per essere una nomade digitale e l’unica app che uso frequentemente è Travel Spend per monitorare le spese. Consulto spesso il gruppo Facebook “Nomadi Digitali Italiani” dove si trovano mille spunti per questo stile di vita. Poi seguo varie pagine per l’insegnamento.

Qual è la parte mentalmente più impegnativa dell’essere un nomade digitale?

La parte mentalmente più impegnativa è sempre la stessa. La lontananza dalla famiglia e dagli amici.
Per il resto io mi trovo benissimo con questa “instabilità” e con il continuo movimento.

Ti capita a volte di prendere in considerazione l’idea di tornare a fare un lavoro stabile a contratto, anche se ciò significa viaggiare meno ed essere meno liberi nella vita?

No, mai. Non voglio smettere di viaggiare e di insegnare.
Per ora ho trovato il mio equilibrio e non lo cambierei per nulla al mondo.

Qual’è il tuo miglior consiglio, da un punto di vista “finanziario” per i nomadi digitali?

Non pensare che ci vogliano stipendi da capogiro per fare questo tipo di vita. Certo, bisogna controllare le spese ma anche con un lavoro stabile e a contratto devi sempre monitorarle.
Inoltre il consiglio migliore per un nomade ma in generale per chi viaggia e di pensare nella valuta del posto e capire i prezzi medi senza fare paragoni con l’Italia. In questo modo si evita di spendere di più.

Cosa ti aiuta a darti la forza e a motivarti quando hai difficoltà a guadagnare o fai fatica a gestire la tua attività on line?

Più che una cosa, una persona. Il mio ragazzo mi supporta e sopporta tantissimo. Stiamo insieme ormai da 15 anni e condividiamo questo sogno e questo stile di vita, siamo sulla stessa lunghezza d’onda per molte delle cose importanti.
Inoltre cerco di risparmiare sempre qualcosa ogni mese, in caso di emergenza e carenza di lavoro.

C’è una località per nomadi digitali, attualmente fuori dai radar, che ti ispira e pensi possa diventare un’ottima destinazione fra qualche anno?

Non so se sia fuori dai radar, ma il Sud Africa potrebbe essere una buona meta non appena la situazione sicurezza migliori. Ha ottimi ostelli e una buona connessione. Interessante dal punto di vista culturale e anche storico.

In che modo pensi che il viaggio e questo stile di vita ti abbia cambiato come persona?

Credo mi abbia fatto capire meglio me stessa e chi sono. Mi ha aiutato a non aver paura di dire che una cosa non mi piace o non mi diverte anche se la maggior parte delle persone pensa il contrario. 

Pensi che lo stile di vita dei nomadi digitali possa essere adatto a tutti o è solo per tipi specifici di persone?

Mah, persone specifiche forse no. Certo ci sono lavori che sono più adatti di altri. In generale comunque ti deve piacere e devi essere flessibile e avere sempre un piano di riserva soprattutto per il lavoro.
Spesso le cose non vanno come credi, non è tutto rose e fiori come i social fanno pensare. Magari sei convinto che ci sia internet, ti connetti e c’è la connessione che va malissimo; oppure il laptop ha deciso di non funzionare o l’ostello/coworking è pieno o rumoroso. 
Ci sono giornate in cui va tutto storto, giornate no e stancanti, ma anche tante, tantissime bellissime esperienze ed emozioni. 

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