Jonathan
Sono Jonathan e di mestiere faccio il Consulente SEO Freelance e… il Nomad Entrepreneur (non so come dirlo in italiano, diciamo che voglio puntare sui miei progetti web personali).
Come consulente SEO lavoro online da remoto per clienti che possono trovarsi in qualsiasi parte del mondo e a cui spesso non ho neanche avuto il piacere di stringere la mano… in alcuni casi nemmeno quello di sentirci su Skype.
Lavorare online mi permette di viaggiare lavorando – o lavorare viaggiando – oppure di fermarmi per quanto mi pare in una location nella quale mi sento a mio agio. È uno stile di vita che rende un po’ complicato rispondere alla domanda “dove vivi?” che tutto ad un tratto appare mal posta, inappropriata.
Da quando ho iniziato (inizio 2013) ho “soggiornato” in Thailandia, a Bali, nel Borneo Malese. Sono tornato naturalmente diverse volte in Italia, ma ho fatto base soprattutto alle Canarie, in particolare a Las Palmas de Gran Canaria, anche se nell’ultimo periodo sono stato più che altro a El Hierro.
Prima di tutta questa mia vita da nomad worker , però, mi sono fatto 4 anni da expat a Sydney.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
Ho lasciato l’Italia nel 2009 – alla volta dell’Australia – per questi motivi:
- il desiderio di imparare l’inglese come si deve (sono partito con la scusa di un corso di inglese di 12 settimane);
- il desiderio di fare un’esperienza internazionale;
- la sfiducia che nutrivo per il mio paese;
- la voglia di una “botta di vita”.
Il motivo più importante era l’ultimo – la voglia di una botta di vita – ma vorrei dire due parole sulla “sfiducia che nutrivo per il mio paese”. Non dirò banalità su quanto il nostro sia il paese più bello del mondo e su quanto sia governato male.
La mia relazione con l’Italia ho avuto modo di esprimerla molto bene con una frase che riporto da una mia “lettera all’Italia”:
«L’Italia non la si lascia: la si porta in giro per il mondo per mostrarla a tutti!»
Una cosa la voglio raccontare però: prima di partire per l’Australia mi guardavo i vari Ballarò e Annozero e con questi nutrivo la mia voglia di partire.
Quattro anni dopo, tornato dall’Australia, mi sono rimesso a guardare i vari Ballarò e Servizio pubblico e… Non era cambiato nulla!
Cambiavano i nomi delle trasmissioni ma sempre gli stessi problemi erano!
Se questa fosse stata una relazione sentimentale, sarebbe stato doloroso quanto necessario ammettere che si trattava di una relazione piuttosto problematica se dopo 4 anni si agonizzava ancora con sempre gli stessi problemi!
E difatti quello che poteva essere per me un glorioso ritorno in patria, divenne invece un semplice passaggio, una sosta temporanea in vista di una nuova destinazione: le Canarie.
Hai vissuto in diversi paesi. Quale ti ha segnato di più e perché?
Da un punto di vista “formativo” l’Australia. L’Australia mi ha permesso di imparare l’inglese come si deve (e questo è stato fondamentale per il mio lavoro) e di diventare freelance gradualmente: lavorando in un’agenzia web di Sydney (a volte part-time, a volte full-time) e al tempo stesso coltivando la mia rete di clienti online.
Oggi però voglio dare anche un’altra chiave di lettura: l’Australia mi ha “valorizzato”, mi ha fatto vedere quanto valeva il mio tempo.
Quando ho preso il mio primo pagamento dall’agenzia sulla base di quella che è la tariffa oraria “normale” in Australia per i lavori del mio settore… mi è quasi sembrato di rubare!
Altro che i soliti contratti a progetto da 900-1000 euro al mese, 40 ore a settimana che potevano offrirmi le non più attraenti aziende italiane (correva l’anno 2009, ma non credo sia molto diverso ora)!
Triplicare il valore del proprio tempo è insieme una bella escursione fuori dalla comfort zone e una bella “spinta” alla propria autostima. Farlo potrebbe essere relativamente semplice: basta spostarsi in un paese dove ti pagano di più, in un paese dove sanno valorizzarti.
Attualmente vivi alle Canarie. Cosa ti piace di queste isole? E quanto pensi di fermarti?
Alla fine del 2013 ho deciso di esplorare una nuova possibilità di vita alle Canarie. Sono atterrato a Fuerteventura e ci sono rimasto 5 mesi per poi spostarmi a Las Palmas de Gran Canaria che è diventata la mia residenza “ufficiale” di “cittadino comunitario residente in Spagna”. Insomma dopo una prima esplorazione ho deciso di approfondire questa nuova possibilità di vita e ho fatto base qui, anche con la mia attività di Consulente SEO.
Siamo in Europa e abbiamo tutti i vantaggi e i servizi di un paese occidentale. Anzi: nonostante i cugini spagnoli siano spesso altrettanto articolati nelle vie burocratiche di quanto lo siamo noi italiani… Ho molta più fiducia nelle istituzioni spagnole che in quelle italiane.
Siamo in Europa ma siamo anche in Africa (siamo di fronte alla costa africana, alla fine del Marocco) e godiamo di un clima mite tutto l’anno che qualcuno chiama “eterna primavera”.
In realtà non abbiamo solo l’eterna primavera perché le Canarie sono caratterizzate da microclimi e da una varietà di condizioni… per “tutti i gusti”: deserti di sabbia e di roccia vulcanica, spiagge, montagne che si avvicinano ai 4000 metri, boschi di laurisilva, location con record per giornate di sole nel corso dell’anno e nebbie “perenni”.
Abbiamo città, villaggi, paradisi per turisti, escursionisti, scuba diver, surfer, windsurfer, kitesurfer…
Abbiamo 7 isole e si dice che siano tutte diverse, ognuna con un suo carattere.
E poi abbiamo i Canari, un popolo così affettuoso che quando entri in un bar o in un negozio non è raro che si appellino a te con un “Mi amor”, “Mi niño”, “Cariño”, “Mi corazón”.
In questo momento ti scrivo da El Hierro, la più piccola delle isole Canarie, un gioiellino scoperto da me e Simona Camporesi, mia compagna che condivide con me questo stile di vita nomad worker.
El Hierro è un’isola di 10.000 abitanti dalla natura possente e dai paesaggi insoliti e affascinanti , in cui si vive un’atmosfera da villaggio: tranquilla, rilassata, serena. Lontana dalle mete turistiche di massa, El Hierro ha una sua autenticità che non ci ha ancora stancato.
Il posto ideale per recuperare, ricostruirsi, dedicarsi ad un progetto. E per poi ripartire verso mete più impegnative. 🙂
Qual è l’aspetto più bello e quello più difficile del vivere da nomad worker?
Beh… Siamo liberi. Liberi di vivere dove vogliamo, di lavorare da dove vogliamo (casa, ufficio, coworking, biblioteca, internet cafè, bar, etc), liberi di fare geoarbitraggio (vivere in un posto dove la vita costa meno continuando ad offrire tariffe “occidentali”), liberi di stare vicino a chi vogliamo stare vicino (anche alla famiglia quando e se necessario), liberi di seguire le proprie passioni.
Veramente vogliamo trovare “l’altra faccia della medaglia” della libertà? C’è.
L’altra faccia della medaglia è che potrebbe essere necessario sviluppare un sano non-attaccamento…
- alle cose: alla macchina, ai vestiti, alla collezione di CD, vinili, libri, etc, allo stereo, a tutti quegli oggetti che non riusciremo a portarci dietro ogni volta che ci spostiamo;
- alle persone: alla famiglia, agli amici, a tutte quelle persone conosciute (dal dentista al commercialista, dall’edicolante al barista) che diventano una sorta di “certezza”;
- alle abitudini: alla routine, a tutti quegli atti cerimoniali che devono ricostruirsi ogni volta che ci si sposta, ad esempio l’impegnarsi in un’attività fisica regolare senza poter andare nella solita familiarissima palestra; ma anche la dieta a cui siamo abituati, dal caffè italiano – che spesso ci possiamo scordare – al farsi da mangiare a seconda di quel che abbiamo in cucina (e del “se” abbiamo una cucina a disposizione) e a seconda degli ingredienti che troviamo nella nostra nuova location.
Follow your dreams. Qual’è il tuo sogno più grande?
Questa è una domanda molto profonda a cui forse non so rispondere. Suppongo che abbia a che vedere con il toccare il cuore di molti… o forse solo di quelli giusti! 😉
Per il momento mi posso limitare a dire che il mio sogno attuale è quello di far prosperare il mio progetto dedicato a chi vuole diventare freelance.
Non so se potrò toccare il cuore di qualcuno con questo progetto ma confido nel fatto che riuscirò a fare la differenza e ad aiutare chi vuole impegnarsi per cambiare vita.
Per chi sogna di partire ma non ha ancora avuto il coraggio di farlo, che consiglio daresti?
Che una volta fatto, l’unico rimpianto sarà quello di non averlo fatto prima!
Ho passato 10 anni ad aspettare un’intuizione che sentivo sempre a portata di mano… ma che non arrivava mai!
Alla fine quello che dovevo fare era buttarmi, correre dei rischi, assumermi le mie responsabilità, affrontare la paura. Valorizzo molto tutti i percorsi che ci invitano a guardarci dentro e a scavare dentro di noi alla ricerca di una nostra “guida”.
Ma questa cosa che sto per dirti l’ho capita solo dopo anni…
Se avessi ricevuto questa “guida”, questa “intuizione”, questa “ispirazione”… allora non avrei avuto l’occasione più preziosa: quella di affrontare la mia paura dell’ignoto.
È facile mollare tutto (nella fattispecie: la prospettiva di un contratto a tempo indeterminato) e andare in Australia quando senti una voce dentro di te che ti dice di farlo.
Non è altrettanto facile farlo quando hai ben chiaro cos’è che hai da perdere e non hai assolutamente idea di cosa guadagnerai… e SE ci guadagnerai o se farai la cazzata più grande della tua vita.
E quindi mi azzarderei a dire: superare una paura è più importante di ricevere un’intuizione.
The Dream List: tre città che desideri visitare o dove andresti a vivere (almeno per un periodo)
Tornerei volentieri a Ubud, Bali… e può essere che ci ritorni prima della fine dell’anno! A quel punto visiterei finalmente Canggu, le Gili islands e Lembongan (sempre un’isola).
Tornerei anche a Koh Phanghan (altra isola in Thailandia).
Sicuramente vorrei visitare e “vivere” le altre isole Canarie che non ho ancora visto: La Palma, La Gomera, Lanzarote.
Mi fai riflettere: più che città sono proprio attratto dalle isole! 🙂
Tre parole per descrivere perché dobbiamo viaggiare
Per esplorare… città, paesi, culture, genti… ma soprattutto possibilità di vita! Ogni viaggio ci mostra una moltitudine di possibilità di vita: che sarebbe successo se avessi scelto Melbourne invece che Sydney? E se fossi rimasto in Australia? E se mi fossi iscritto a quella scuola di yoga in Thailandia per diventare insegnante? E se avessi scelto Malta invece che le Canarie? E se mi fossi imbarcato d’impulso per quel viaggio sul fiume verso il Laos? Ma soprattutto… quali altri linee del destino mi mostreranno l’America Latina, l’Africa, i posti che non ho visto e quelli a cui ritornerò?
Senza mai dimenticare che…
It’s not where you go, it’s who you meet.*
Non è importante dove si va ma chi si incontra**.
* a quanto pare questa frase è tratta dal Mago di Oz.
** proprio nel mio terzo viaggio in Thailandia ho incontrato quella Simona Camporesi senza la quale non avrei mai scoperto forse quel piccolo gioiellino che è El Hierro.
Bellissimo. Grazie. Se ti fa piacere un cuore in più l’hai toccato.
Grazie Barbara! 🙂