“Se mi piace un posto che visito, voglio viverci, perché quello è il mio modo preferito di viaggiare.”


Francesca

Mi chiamo Francesca, e vivo a cavallo fra due città, due paesi, un continente ed un’isola. Lavoro come traduttrice freelance e abito una parte dell’anno a Francoforte con il mio compagno e una parte in Sardegna con la mia famiglia. Sono figlia unica e organizzarmi in questo modo mi permette di dividere il mio tempo fra le persone più importanti per me… e averne anche d’avanzo per qualche viaggio!
Sia io che il mio compagno amiamo molto viaggiare. Due anni fa siamo stati in Corea del Sud e quest’anno continueremo la scoperta dell’Asia andando in Cina a maggio, un viaggio che aspettiamo da molto.

Amo anche scrivere, la scrittura è stata il mio primo amore. Unisco scrittura e viaggi raccontando le mie esperienze in giro per il mondo nel blog Piccioni Viaggiatori Fritti, che curo insieme a una delle amiche di sempre. Nel frattempo porto avanti le mie sfide: mettere in piedi un business da libera professionista traduttrice, integrarmi in una città straniera e mantenere i contatti con la mia casa di origine. Tante sfide, ma entusiasmanti!

francesca - le persone speciali

La tua storia da “nomade” è iniziata quando dalla Sardegna, hai deciso di andare a studiare prima a Pisa e poi a Venezia. Come descriveresti la tua esperienza di universitaria fuori sede?

La mia esperienza sono due esperienze, perché di fatto per me Pisa e Venezia si sono sviluppate quasi come due vite diverse, anche se con difficoltà e soddisfazioni in qualche modo simili. Quando mi sono trasferita a Pisa non vedevo l’ora di andarmene da casa, volevo conoscere posti nuovi, cambiare aria. Il primo anno non è stato sempre facile, però con il tempo ho conosciuto molte persone e stretto amicizie che continuano ancora oggi. Soprattutto, ho iniziato a praticare la capoeira, uno sport brasiliano molto speciale, e sono entrata in un gruppo che è diventato quasi una famiglia.
Alla fine della triennale sentivo che era tempo di cambiare di nuovo, quindi non ho avuto rimpianti a lasciare Pisa, anche se le persone mi sono mancate molto.

Ho poi ricominciato un’altra vita da universitaria a Venezia. Venezia non è una città come le altre, è un posto che ti influenza profondamente, che ti cambia, che ti si insinua dentro e a volte non ti lascia più andar via. Io però, a causa di problemi con il mio percorso di studi, mi sentivo bloccata; è anche una città che, se non sei in una fase positiva, induce rassegnazione e soffoca le energie creative. Insomma, un posto con cui ho avuto un rapporto di amore e odio assoluti. Anche lì ho formato legami molto forti, grazie soprattutto alla radio dell’università, dove ancora una volta ho trovato una famiglia adottiva.

Secondo me, esperienze aggreganti come queste sono indispensabili quando si studia fuori, aiutano a crescere, fanno conoscere persone nuove e insospettabili, permettono di scoprire passioni impreviste. Dal programma di cinema al femminile con cui collaboravo è nata un’associazione culturale ed un sito web. Sono cose speciali, davvero.

francesca venezia

A Venezia

La tua storia da expat invece inizia a Londra “come un’avventura”.
Nel mezzo, Roma, Tallin e la Sardegna. Raccontaci un po’ come tutto è iniziato…

Londra non è esattamente una città che ho vissuto da expat, ma il mio migliore amico vive lì, ed in quel periodo, durante i miei anni a Venezia, andavo spesso a trovarlo, rimanendo anche due, tre settimane. Era una fase difficile della mia vita universitaria, ho impiegato due anni a scrivere la tesi, quindi ogni tanto avevo bisogno di staccare.

Mi ero innamorata di Londra, anche se è un amore che poi si è attenuato. Nel frattempo, durante un periodo passato lì a novembre 2013, sono uscita con un’amica che vive anche lei a Londra, e lei ha portato Ricardo, il mio ragazzo. Siamo rimasti in contatto per un anno e mezzo circa, tramite messaggi puramente amicali, poi a Carnevale 2015 è venuto a trovarmi a Venezia, e lì è cominciato tutto.

Lui è stato un sostegno fondamentale per portare avanti e poi finire la tesi su cui mi ero arenata. Mi sono laureata un anno dopo, a marzo 2016. Nel mezzo, uno stage a Roma a Radio3 e poi, finito il percorso di studi, ho lasciato Venezia e sono andata a Tallin, per fare un altro stage di tre mesi, nell’estate 2016. Lì mi sono sentita rinascere, lavoravo come content manager per una compagnia di SEO e il posto per me era il paradiso. Una città piccola, accogliente, dove fare amicizia era molto facile perché c’erano eventi, gruppi e associazioni ovunque e tanti, tanti expat. E la natura in Estonia non fa che meravigliare, soprattutto in estate.

Finita questa esperienza, sono tornata a casa per un po’, poi la sfida successiva: partita iva, e convivenza per metà dell’anno. Il 2017 è stato un anno difficile, fra gli inizi con il lavoro e una ristrutturazione completa della casa di Francoforte del mio compagno. Ora però siamo tutti un po’ più assestati. Quest’anno si consolida e si crea. E più avanti, chissà.

Per amore hai scelto di vivere a Francoforte, città che alterni con la tua Sardegna.
Come si vive a Francoforte?

Francoforte è una città con diversi vantaggi: prima di tutto è nel cuore dell’Europa, da qui è piuttosto facile visitare tanti posti, i paesi dell’est, la Francia, il Belgio, i Paesi Bassi. Anche se io da isolana preferirei vivere vicino al mare, è innegabile che viaggiare sia molto più facile da qui. Inoltre l’aeroporto è uno dei meglio collegati d’Europa, il che apre non poco il ventaglio delle possibilità. Non è facilissimo integrarsi a Francoforte se, come me, non si lavora lì: io lavoro esclusivamente da casa, e i miei clienti sono tutti italiani, il che non aiuta a creare contatti all’esterno. Ci sono comunque diversi gruppi di expat, anche ad esempio su MeetUp, un social network dedicato a incontrarsi condividendo interessi comuni.

Nel mio caso specifico, aiuta che io e il mio compagno abbiamo due coinquilini. L’anno scorso per parte dell’anno eravamo soli e io mi sentivo molto isolata e alienata. Quest’anno, finiti i lavori in casa, stiamo uscendo molto di più. In generale a Francoforte si vive bene, anche se, come il resto della Germania, non è certo la città più economica. Specialmente gli affitti stanno salendo molto, a causa delle grandi aziende e banche che hanno sedi nei dintorni. Ciò che forse sorprende di più l’expat appena arrivato, è la Deutsche Bahn, l’azienda delle ferrovie: i treni sono spessissimo in ritardo, e molti tedeschi se ne lamentano. Hanno perfino inventato una canzone al riguardo.

francoforte

Francoforte by night

Dimmi un pregio ed un difetto di questa città

Un pregio è senz’altro, come ho già detto, la sua posizione al centro del continente e la facilità a spostarsi. Francoforte di per sè non è una città molto pittoresca (è stata rasa al suolo durante la guerra e il centro storico è quasi interamente ricostruito) anche se ha molti più scorci di quanto non sembri al primo impatto, però è vicina ad alcuni centri molto interessanti in Germania, come Colonia, Norimberga, Stoccarda, Heidelberg, Wiesbaden. Inoltre ha alle spalle una catena montuosa che d’inverno è spesso coperta di neve. Insomma, che si voglia viaggiare lontano o solo fare una gita di un giorno, da Francoforte c’è ampia scelta.

Un difetto è la difficoltà a trovare casa, soprattutto per gli expat (ancora di più se extraeuropei), ma anche per i locali. Il mio compagno ha passato due mesi facendo la spola fra hotel e alla fine ospite di un collega prima di riuscire ad avere un posto suo. Per molti diventa una caccia al tesoro disperata, perché le aziende danno poco preavviso e, se si è fortunati, pagano una settimana di alloggio e basta. C’è tantissima richiesta e capito spesso di trovare “annunci truffa” (come è successo al nostro coinquilino)..

Qual’è la difficoltà più grande del doversi dividere tra Italia e Germania

La parte burocratica è senz’altro difficile, perché lo status di persona divisa tra due paesi non esiste, quindi bisogna scegliere dove avere la residenza, l’assistenza sanitaria e tutto il resto, con tutte le complicazioni che ciò comporta. La mia base per adesso rimane in Italia, per ragioni di praticità, e perché probabilmente tra due o tre anni valuteremo di spostarci altrove.
Francoforte per noi è una tappa, vedremo cosa ci andrà meglio per il futuro.

A parte questo, per me la cosa peggiore sono i giorni prima della partenza, che sia a Francoforte o in Sardegna. In quei giorni tutto è frenetico, tutto è provvisorio, e cambia la percezione del tempo. Alla fine fai un bilancio e ti pare di passare più tempo a salutare e a prepararti che a vivere il posto. Poi passa, per fortuna.

lungofiume francoforte

Il lungofiume di Francoforte

La tua vita da expat ti piace?

La mia vita da expat al momento è l’unica vita che potrei e vorrei fare. Ha tanti vantaggi e tanti svantaggi, di sicuro da fuori tutto sembra molto più figo di come io lo vivo nella realtà. Fa figo dire “vivo tra la Sardegna e Francoforte”, meno figo è quando torno a Francoforte dopo aver saltato la palestra per un mese e mezzo e sono completamente spompata, o quando non riesco a incastrare un esame medico nel tempo limitato, o quando torno a casa e sono carica come un ciuco di cose che su non mi servono.
Però poi ci sono le cose belle. Scegliere i regali per i miei genitori, mia nonna, le mie amiche. Spacciare creme tedesche a casa e dolci sardi a Francoforte. Insegnare al mio compagno (metà inglese e metà spagnolo) a mettere il sale nell’acqua prima di buttare la pasta.

Non mi chiedo molto spesso se la mia vita così mi piace, semplicemente perché non mi immagino in nessun altro modo. Non mi ci vedo a tagliare i ponti con casa mia e tornare solo per le vacanze. Lo facevo all’università, ma ora sono una persona diversa. Allo stesso tempo, non mi ci vedrei a stabilirmi in Sardegna con il mio compagno, almeno per ora. Non sarebbe comunque possibile, per via del suo lavoro. Ho deciso che non volevo rinunciare né a una cosa né all’altra, e ho scelto l’unica opzione che me lo permetteva.

Per chi sogna di partire ma non ha ancora avuto il coraggio di farlo, che consiglio daresti?

Leggete. Informatevi e tanto, perché partire non è uno scherzo. Se non sapete dove andare, cercate un posto dove potete trovare qualcosa da fare. Oggi ci sono tanti modi di partire, per cui tanto vale farlo avendo già qualcosa in mano. Cercate stage convenzionati con l’università, progetti SVE, servizio civile, workaway, di tutto. Cercate qualcosa che vi faccia conoscere persone, perché l’isolamento quando si è fuori è la cosa più difficile da affrontare, specialmente in un posto di cui non conoscete la lingua. E se non conoscete la lingua, è bello impararla, anche per integrarsi con i locals.

In generale, informatevi il più possibile.
Dopo di che, fate un respiro profondo e prenotate quel biglietto, sennò finisce che rimanete a casa.

Dimmi perché per te è importante viaggiare

Posso rispondere con un’espressione della mia città, Sassari. Culu di malassentu. Dicasi di persona (simboleggiata in questo caso dalla sineddoche del culu) a disagio, che fatica a sistemarsi. Come quando si è seduti su una sedia scomoda e ci si agita di continuo.Io viaggio perché fatico a stare ferma. Adesso forse questa tendenza si sta calmando un po’ (probabilmente perché viaggio comunque abbastanza, quindi l’esigenza è già soddisfatta), però rimango assetata di nuove esperienze, di nuovi posti. Se mi piace un posto che visito, voglio viverci, perché quello è il mio modo preferito di viaggiare.

Mi piace immergermi il più possibile. L’anno scorso con il mio compagno siamo andati per qualche giorno a Cadice, che per me che non ho mai avuto una particolare passione per la Spagna, è stata una rivelazione. Appena riuscirò a farcelo stare, mi cercherò un corso di spagnolo lì. Il mio ragazzo è bilingue, quindi in questo modo soddisfo due desideri: poter parlare con lui in spagnolo e vivere un posto nuovo. Insomma, io amo viaggiare, semplicemente questo.

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