IN GIRO PER IL MONDO – Alle & Urbo
Wearelocalnomads.com è uno slow travel blog nato dalla nostra passione per i viaggi e per le storie: le storie delle persone che incontriamo durante il nostro peregrinare, quelle delle città e dei luoghi ma anche le storie di successo di giovani volenterosi, viaggiatori a tempo pieno, sognatori incontenibili. Alla tastiera e dietro la macchina fotografica ci sono io, Alessandra, con un passato in agenzia di comunicazione e mio marito, Urbo: fisico di formazione, ingegnere elettronico di professione e scrittore per passione.
Il nostro blog è nato per aiutare altri viaggiatori a districarsi nei dubbi pre-partenza, con delle guide molto pratiche, e nel tempo si è evoluto insieme al nostro modo di viaggiare: nel 2018 abbiamo lasciato casa e lavoro per poter viaggiare a tempo pieno e dal 30 gennaio 2018 siamo partiti alla volta delle Filippine dove è iniziato il nostro Grande Viaggio che ha toccato il Vietnam, il Myanmar l’India per il momento.
Ad agosto inizierà la seconda tranche del viaggio che ci porterà negli ‘Stan.
Vi definite “local nomads”. Che cosa significa per voi?
URBO: E’ un gioco in un certo senso: provare ad essere sempre “uno del posto” cambiando innumerevoli posti. Chiaro, non abbiamo la presunzione di essere degli autoctoni ma è l’approccio quello che conta: prendere mezzi pubblici, mangiare in un ristorante pieno di locali, scambiare quattro chiacchiere con il dirimpettaio su un treno. E poi ancora: salutare e ringraziare sempre in lingua locale e conoscere almeno gli eventi più importanti di un paese. Sono tantissime le cose che potremmo fare per sentirci più vicini ad un altro popolo.
Qual’è stato il viaggio che ha cambiato la vostra visione del viaggio?
ALLE: Posso dire con assoluta certezza che il paese che ha cambiato profondamente il nostro modo di approcciarci al viaggio è stato l’Iran. Attraversare questo paese e passare il nostro tempo con gli iraniani (insieme agli indiani sono il popolo più ospitale che abbiamo incontrato) ci ha fatto comprendere concretamente per la prima volta quanto un paese può essere diverso da come i media lo descrivono.
Da allora, abbiamo iniziato a prepararci diversamente per i nostri viaggi, cercando sempre più l’interazione con i locali e focalizzandoci sempre meno sui monumenti. Dopo l’Iran, sono venuti lo Yunnan in Cina, l’Himachal Pradesh in India e il nostro Grande Viaggio nel Sud Est Asiatico. Anche quest’ultimo ci ha cambiati molto: viaggiare per mesi – lontano da casa e famiglia – ci ha insegnato che tutto sommato di un luogo dove tornare avevamo più bisogno di quanto credessimo e ci ha aiutato a definire alcune delle nostre priorità a lungo termine.
Dopo il viaggio in Iran, un biglietto di solo andata per l’Asia. Cosa vi ha spinto verso questo continente?
ALLE: Abbiamo sempre avuto una fascinazione particolare per l’Asia, anche se non ne comprendevamo la sua complessità finchè non l’abbiamo visitata in maniera più estensiva durante questo viaggio; personalmente ne sono rimasta affascinata inizialmente leggendo i libri di Tiziano Terzani e perchè colpita dall’arte di questi paesi che ho studiato all’Università. Andando più a fondo, credo che ciò che ci affascina maggiormente sia l’assoluta diversità del pensiero e delle abitudini che caratterizza questi paesi rispetto all’Occidente e la loro resilienza: guerre, invasioni e colonialismo hanno piegato ma non spezzato paesi come la Cina, Giappone, Vietnam e India.
URBO: Inoltre, a livello pratico, l’Asia è anche una scelta molto sensata per i viaggiatori che possono contare su un budget limitato, il costo della vita è molto più basso rispetto al Nord America, all’Australia e persino al Sud America.
Tra i paesi visitati in Asia, quale vi ha colpito di più e perché?
ALLE: Ci risulta un po’ difficile scegliere un solo paese, perchè ognuno dei paesi che abbiamo visitato negli scorsi quattro mesi (Filippine, Vietnam, Myanmar e India del Sud) è radicalmente diverso dagli altri. Mi risulta più facile raccontarti cosa mi ha affascinato di più di ciascun paese.
Del Vietnam mi ha colpito l’unità, l’orgoglio e la cucina di questo popolo, uscito inaspettatamente bene dal colonialismo francese e dalla famigerata guerra del Vietnam. In Myanmar siamo rimasti folgorati dalle nuove generazioni che stanno crescendo per la prima volta in un paese più libero (anche se non ancora pacificato ne’ democratico) e dall’energia con cui esprimono la loro personalità e unicità. L’India è di un’umanità disarmante, e ci si è svelata in tutte le sue diversità: 29 stati, 22 lingue registrate, 2000 dialetti e circa 10 alfabeti bastano a darvi un’idea del calderone che questo paese rappresenta?
Imparare a viaggiare lentamente. Perché è importante?
URBO: Negli ultimi dieci anni il viaggio è diventato alla portata di tutti sia dal punto di vista economico che culturale, oggi persino chi non aveva mai varcato il confine comunale prende l’aereo e vola verso destinazioni remote. Per quanto sia un bene, se tutti quanti viaggiamo, aumenta l’entropia e aumentano i fattori di rischio a livello di inquinamento naturale, economico, sociale.
E’ quindi imprescindibile un’ educazione al viaggio per tutti quanti, ovviamente anche per noi stessi che costantemente impariamo cose nuove. In questo senso “viaggiare lentamente“, non significa solamente “muoversi con calma” (anche se è “condicio sine qua non”, secondo me) ma ha tutta una connotazione di significati atti a preservare i luoghi e le persone che incontriamo quando viaggiamo e a comprendere meglio culture e tradizioni del posto. Un po’ come lo Slow Food.
Ad agosto una nuova partenza. Quali saranno le prossime tappe?
ALLE: Stiamo preparando i nostri zaini per un viaggio completamente diverso questa volta. Andremo nei bistrattati ‘Stan! Ovvero nei paesi Centro Asiatici che una volta appartenevano all’unione sovietica e che nel 1991 si sono ritrovati per la prima volta liberi, divisi e bisognosi di trovare una nuova forma di governo.
Sono fra le nazioni più giovani sulla faccia della terra, e sono accomunate dall’eredità post-sovietica ma si differenziano fra loro per quasi tutto il resto: etnie, religioni e clima. Per noi, che non parliamo russo, sarà una vera sfida questa nuova avventura!
A chi vuole fare un’esperienza all’estero, ma non ha ancora avuto il coraggio di fare il salto, che consiglio dareste?
ALLE: Da sempre sono stata una fan del cambiamento e mi sono tuffata di testa nelle nuove esperienze, a volte anche sbattendo la testa malamente, lo ammetto. Per me è difficile pensare che qualcuno possa pensarci su due volte prima di partire per un lungo viaggio o per un’opportunità lavorativa interessante all’estero, quindi mi risulta davvero difficile dare un consiglio a chi è indeciso. Però credo che il mio motto per antonomasia possa essere d’aiuto: “è sempre meglio avere un rimorso che un rimpianto!“.
Sono piuttosto certa che fare, parlare, scegliere e partire sia sempre meglio piuttosto che aspettare all’infinito il momento giusto o un segnale dal cielo e se fare significa sbagliare, perlomeno non ci domanderemo mai: “cosa sarebbe successo se…?”.
Perché credete sia importante viaggiare?
URBO: Viaggiare è importante per comprendere cosa è il mondo oggi, come lo sarà in futuro e imparare a rispettare il prossimo. Viviamo in un angolo di mondo fortunato, il 15% più ricco di tutta la popolazione della terra e spesso non sappiamo cosa c’è là fuori.
Poi ci chiediamo da dove vengono gli immigrati che, sradicati dalle loro terre, ci sembrano delle figurine di cartapesta. Non penso che sia imprescindibile viaggiare, molti per paura di volare, scarsa disponibilità economica o altri motivi, non sono in grado di farlo. Ma è di fondamentale importanza avere lo spirito del viaggiatore, cioè chiedersi cosa c’è oltre e avere la curiosità di capire come funziona aldilà.
Pensiamo a Conrad o Salgari che hanno scritto libri di viaggio bellissimi senza muovere un passo fuori da casa, spesso si può viaggiare anche rimanendo seduti nel proprio salotto.
Un’ultima considerazione, che io amo definire “Sentirsi a casa nel mondo”
Tra i paesi visitati, avete mai provato questa sensazione?
Sentirsi a casa ovunque nel mondo. Quella piacevole e confortante sensazione di sentirsi a casa propria anche se sei dall’altra parte del pianeta
ALLE: A noi piace tornare a casa, cioè in Italia, e ci sentiamo davvero fortunati ad essere nati e cresciuti in questo paese con tutte le sue contraddizioni. Sento anche una grande affinità con il continente europeo nella sua interezza, e non mi dispiacerebbe costruire la mia famiglia in uno dei paesi più cosmopoliti del Vecchio Mondo.
Detto questo, mentre viaggio riesco a sentirmi a mio agio quasi ovunque ci sia un letto comodo e un bagno pulito ma mi è anche chiarissimo quali siano i paesi dove mi sono sentita più integrata: in Iran io e Urbo non solo venivamo trattati come persone di famiglia, ma i nostri tratti somatici si mescolavano letteralmente con quelli dei locali, specialmente nel nord del paese! Più persone ci hanno inizialmente parlato in Farsi, salvo poi capire che eravamo dei turisti stranieri e non potevamo capire la loro lingua.
Anche in India il calore delle persone che abbiamo incontrato ci ha travolto e, nonostante io avessi dei preconcetti legati ad un viaggio precedente in questo paese, alla fine del viaggio mi sono resa conto di quante nuove inattese amicizie avessimo stretto in un mese (e ora stiamo pensando a come tornare a trovare tutti questi nuovi amici!).