Nomadismo digitale. Per Silvia tutto è iniziato in Irlanda.
Mi chiamo Silvia Montis, classe 75, originaria della Sardegna e residente in Danimarca da 9 anni.
Lavoro da remoto, sia come invoicer per l’azienda di famiglia che come content creator e networker per altre aziende. Sono anche una Travel Blogger che racconta la sua storia di viaggiatrice e camminatrice, ispirando tante donne a seguire i propri sogni.
Cosa hai fatto per poter muovere i primi passi come nomade digitale?
La consapevolezza di voler lavorare da remoto l’ho maturata nel tempo, spinta del desiderio di seguire le mie passioni di viaggiatrice e scrittrice. Durante la pandemia ho capito che volevo essere padrona del mio tempo per viaggiare liberamente.
Mi sono documentata sul nomadismo digitale, ho analizzato le mie skills e ho capito che non dovevo buttare via niente.
Ho ripreso a scrivere sul blog, a studiare blogging e digital marketing.
Nel frattempo ho iniziato a lavorare da remoto per l’azienda di famiglia e come Content Creator su commissione. Successivamente ho aggiunto il Network Marketing per diversificare. Oggi lavoro completamente da remoto, faccio formazione e muovo i primi passi per diventare io stessa una guida al nomadismo digitale.
Qual’è stata la prima destinazione scelta e perché?
Il primo posto in cui mi sono sentita una nomade digitale è stato in Irlanda, nel 2013, durante il mio primo viaggio in solitaria. Avevo scelto Dublino per la sua fama di città giovanile.
Non conoscevo il nomadismo digitale ma ricordo che mi trovavo in una caffetteria del centro, davanti alla statua dello scrittore James Joyce, quando con penna e taccuino scrivevo appunti di viaggio e pensavo: “voglio fare la scrittrice di viaggi”.
Un momento di grande ispirazione che mi portò a diventare una Storyteller.
Quali sono i criteri in base ai quali scegli le mete da cui lavorare?
In realtà non scelgo la meta in base alla possibilità di poterci lavorare, è il mio lavoro che mi segue ovunque io decida di andare. Viaggio più volte l’anno e spesso sto fuori diverse settimane. Organizzo il lavoro in base a dove vado e pianifico sempre del lavoro extra da poter fare anche offline. Se posso vado nei co-working, amo lavorare in mezzo a persone che hanno il mio stesso mindset.
Quando non viaggio lavoro in Danimarca, a casa, nelle caffetterie o nei parchi, a seconda del clima.
Cosa non può mancare nella tua valigia?
Non manca mai l’attrezzatura da lavoro (MacBook, Smartphone, power bank, cuffie, cavalletto).
A seconda del viaggio porto Reflex e GoPro. Porto sempre quaderno e penna per scrivere appunti di viaggio. Infine non rinuncio alla mia borraccia Puritii con filtro antibatterico che mi permette di bere l’acqua dal rubinetto senza essere costretta a comprare acqua in bottiglia.
Quali sono le principali difficoltà che incontri quando raggiungi una destinazione nuova?
Il mio scoglio più grande è la lingua. Ho cominciato a studiare inglese da grande, raggiungendo un livello base che mi permette di cavarmela ma vorrei migliorare, perché senza un livello fluente mi precludo di poter approfondire scambi con le persone del posto e avere più opportunità lavorative.
L’alloggio è forse una dei “problemi” più grandi. Se decidi di spostarsi per poche settimane o 1/2 mesi, che tipo di sistemazioni trovi?
Non ho mai avuto grossi problemi a trovare alloggio perché i miei viaggi sono prevalentemente itineranti. Dormo sopratutto in ostelli, guesthouse, b&b, couchsurfing e alloggi a donativo.
Solitamente prenoto tappa per tappa, in base alla necessità. Se devo fermarmi più allungo allora scelgo soluzioni sostenibili come glamping o alberghi diffusi. Se non trovo alternative vado in hotel o Airbnb.
Com’è la tua giornata tipo? Hai una routine ovunque vai?
Solitamente sono molto camaleontica, sopratutto in viaggio. Mi adatto facilmente alle situazioni ma ci sono delle cose a cui non riesco a rinunciare, come fare una buona colazione. Solo dopo riesco a connettermi con il mondo.
Durante la giornata faccio sempre una lista del “to do e done”. Cerco anche di fare Yoga la mattina, perché mi aiuta con articolazioni, concentrazione e buon umore. In viaggio chiamo ogni sera la famiglia, per rassicurarli che sto bene.
Dove si svolgono le tue giornate di lavoro? Frequenti co-working?
Adoro i co-working, quando viaggio mi capita di frequentarli. Qui si respira sempre una bella energia, buone vibrazioni, apertura mentale e tanto entusiasmo, come anche negli ostelli.
Oltretutto si possono fare delle belle amicizie. Lavoro spesso anche nelle caffetterie o, clima permettendo, nei parchi, immersa nella natura. Il mio “ufficio” preferito in Danimarca si trova proprio in un parco vicino casa, con i tavoli difronte al lago. Un posto tranquillo dove riesco a fare persino Zoom aziendali.
Quali applicazioni/tool dedicate ai nomadi digitali utilizzi?
Da smartphone uso PhotoDirector e YouCut per la post-produzione di foto/video. StoryArt per i layout dei social. Trello, Notion e Planoly per pianificare.
Da Mac lavoro sulle piattaforme aziendali e uso Tinyjpg per comprimere immagini. Pages e Note le uso per articoli e annotazioni. In viaggio non mancano Here WeGo per la sicurezza e le app locali dei mezzi pubblici. Per pianificare i viaggi uso Momondo, Skyscanner, TripIt e tutte le compagnie aeree. Uso WiFi Map per agganciarmi a connessioni esterne.
Qual è la parte mentalmente più impegnativa dell’essere un nomade digitale?
Pianificare il lavoro e preoccuparsi anche del travel planning genera un po’ di stress ma il grattacapo più diffuso, tra i nomadi liberi professionisti, è quello di riuscire a reperire abbastanza lavoro da generare sufficienti introiti. Per questo, inizialmente, è importante lavorare bene sulla propria brand identity, sul awareness e sul proprio target di riferimento.
Ti capita a volte di prendere in considerazione l’idea di tornare a fare un lavoro stabile a contratto, anche se ciò significa viaggiare meno ed essere meno liberi nella vita?
Nemmeno per idea! Ho lavorato tanto per crearmi questa libertà e sono molto felice della vita che faccio, perché mi permette di alzarmi con il sorriso facendo ciò che amo.
Qual’è il tuo miglior consiglio, da un punto di vista “finanziario” per i nomadi digitali?
Per me il segreto è stato diversificare. All’occorrenza, faccio fatture, creo contenuti, pubblicizzo prodotti, stringo collaborazioni, aiuto le persone a trasformare la propria vita.
L’importante è mantenere la stessa vision, senza scostarci troppo da ciò che amiamo fare. Nel mio caso seguo la linea del viaggio: promuovo il benessere e il cambiamento; incoraggio le persone ad uscire dalla propria confort zone per viaggiare in solitaria; offro strumenti per lavorare da remoto.
Cosa ti aiuta a darti la forza e a motivarti quando hai difficoltà a guadagnare o fai fatica a gestire la tua attività on line?
Quando mi trovo in un momento di confusione e sconforto ritorno alle origini, mi faccio una bella camminata immersa nella natura, respiro, ripenso al perché ho fatto certe scelte e dove queste mi hanno condotta. Rifletto su come posso migliorare e riparto da me. Pian piano riprendo a vedere con più lucidità, a trovare soluzioni e nuove idee.
C’è una località per nomadi digitali, attualmente fuori dai radar, che ti ispira e pensi possa diventare un’ottima destinazione fra qualche anno?
Il mio sogno è che possa diventarlo la Sardegna. È un’isola ricca di fascino, storia e cultura millenaria, con un clima sempre mite. Un luogo molto appetibile ma che ora punta troppo sul turismo di massa concentrato in pochi mesi l’anno. Dovrebbe migliorare la qualità dei servizi dedicati ad uni turismo differente.
In che modo pensi che il viaggio e questo stile di vita ti abbia cambiato come persona?
Il viaggio esperienziale è sempre motivo di cambiamento e riflessione. Quando ho iniziato a viaggiare da sola ho cominciato a conoscermi meglio. Mi sono messa alla prova, uscendo dalla mia confort zone. Ho superato limiti fisici, mentali, aspettative, pregiudizi, insicurezze. Ho imparato ad adattarmi alle situazioni, a trovare soluzioni senza farmi prendere dallo sconforto.
Pensi che lo stile di vita dei nomadi digitali possa essere adatto a tutti o è solo per tipi specifici di persone?
Vent’anni fa non avrei mai pensato di poter fare la nomade digitale, tantomeno avrei immaginato di vivere all’estero, eppure eccomi qui. Il bello della vita sta proprio nel sapersi evolvere. La trasformazione parte prima di tutto dentro di noi, in base a quanto valore diamo a noi stessi e ai nostri sogni.
Quanto siamo disposti a metterci in gioco? Quanto vale il nostro sogno?
Se c’è una forte motivazione tutto il resto si impara.
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